I sette vizi scrittevoli...
In dodici anni di lavoro nel settore editoriale, ho editato e lavorato su numerosi manoscritti inediti e opere prime. Questo mi ha permesso di rispondere, almeno in parte, a quelle “angosciose domande” che si pongono numerosi autori esordienti: Perché le case editrici non mi rispondono? Perché non ho ancora ricevuto una proposta di pubblicazione?
Per rispondere a tali domande, propongo una carrellata di quelli che ho scelto ironicamente di definire i “vizi scrittevoli” degli esordienti.
ACCIDIA
torpore malinconico, inerzia nel vivere e nel compiere opere di bene
«Scrivo perché mi libera, perché è la mia passione e il mio sogno. Ho anche la fortuna di farlo grazie a word, o similari. Perché dovrei prendermi la briga di apprenderne e utilizzarne le potenzialità?» L’esordiente accidioso nemmeno pensa di impaginare il proprio testo. Usa un carattere microscopico, totale assenza di interlinea, paragrafi a bandiera. Che l’editore perda pure la vista, nel disperato tentativo di leggere il romanzo del secolo, e se ha problemi che se lo impagini da solo! L’esordiente ha di meglio da fare. Spesso non compie nemmeno l’enorme sforzo di dare un titolo al proprio capolavoro, né di corredarne l’invio con due righe di presentazione. L’oggetto della mail? Cos’è, roba che si mangia?
AVARIZIA
desiderio irrefrenabile dei beni temporali
Le virgole costano care, lo sapevate? E anche il punto fermo e il punto a capo, se è per questo. L’esordiente avaro li conserva per il futuro: ne ha acquistati una scorta che deve bastare per tutti i dieci romanzi della saga che ha già in mente di scrivere. L’editore non ha risposto? Magari è morto senza fiato, in apnea, nel tentativo disperato di leggere un periodo di ventiquattro righe.
GOLA
abbandono ed esagerazione nei piaceri della tavola, e non solo
Il vocabolario è stracolmo di belle parole, strumento indispensabile per chi vuole fare della scrittura la propria forma d’arte. Ma l’esordiente goloso non si sa controllare: vede brillare la vetrina e si impegna per mangiare tutto il bancone. Incapace di scegliere, utilizza tre aggettivi per un singolo sostantivo, rispolvera verbi che anche la mia bisnonna considerava desueti, si impegna a trovare il sinonimo più improbabile per rendere esotica e misteriosa la propria prosa. Il risultato? Ovviamente una bella indigestione, se non proprio due dita in gola.
INVIDIA
tristezza per il bene altrui, percepito come male proprio
«Eppure scrivo bene, benissimo. Sono nato con il desiderio di scrivere, scrivo su qualsiasi superficie riesca a contenere i miei pensieri. E allora perché tutti riescono a pubblicare e io ancora no?»
L’esordiente invidioso non si capacita della propria sfortuna. Vede macchinazioni e raccomandazioni ovunque: quella è la fidanzata di tizio, quello è il leccapiedi di caio, quello ha pagato per pubblicare ma non lo ammetterebbe mai. E si sicuro non si chiede se, per caso, sia stato un po’ “avventato” spedire il proprio saggio sulla riproduzione dei coleotteri a una casa editrice che pubblica prettamente erotico e horror.
IRA
irrefrenabile desiderio di vendicare violentemente un torto subito
«Ecco in vendita il mio manoscritto!» pubblicato con una piccola CE oppure self publishing. Cosa c’è di meglio di una bella recensione per farlo conoscere e apprezzare? E allora via, a spedire (financo a spammare) il PDF a tutti coloro che avranno la bontà di leggerlo e scriverci sopra un commento. Ma l’esordiente iroso non conosce il significato della parola recensione: egli la intende come “lode sperticata al suo genio e talento”. Guai all’onesto lettore che, dopo essersi sciroppato più di cento cartelle di errori grammaticali, obbrobri redazionali e corbellerie varie, decida di farglielo notare. Ecco che inizia la risentita polemica, astiosa fino a rasentare la psicotica diatriba. Mi pare ci fosse pure una bella parabola, al riguardo: se non erro parlava di una trave e di una pagliuzza…
LUSSURIA
desiderio irrefrenabile del piacere sessuale fine a sé stesso
Si dice che sesso e denaro facciano (ahimè) girare il mondo. Non vi siete mai imbattuti nell’esordiente lussurioso? Lui è convinto che presto giacerà con la migliore delle amanti: il pubblico. Scrive non pensando al punto di vista, alla trama e nemmeno alla sintassi. Scrive pensando alle copie in vetrina, a quale foto metterà nella quarta, all’autografo con dedica per chilometri di ragazzine in estasi. Sogna di essere la Rowling, oppure King, ma si accontenta anche di Dan Brown o Moccia, in mancanza di meglio. L’importante è che accada presto, prestissimo, domani. Ops: ma il romanzo è ancora fermo a pagina tre? Dettagli!
SUPERBIA
desiderio irrefrenabile di essere superiori, fino al disprezzo di ordini, leggi, rispetto altrui
«La mia idea è originale è innovativa: una trama a cui nessuno ha mai pensato prima» dice l’uno. «Eppure molti sostengono che tutte le storie sono già state scritte, e che uno scrittore possa soltanto crearne una propria particolare versione…» risponde, timido, l’altro. «Ah, io non me ne interesso: i corsi non servono a niente, né tantomeno studiare per diventare scrittore. Per scrivere ci vuole solo talento» conclude l’esordiente superbo, intimamente convinto di esserne intriso.
... e le tre virtù scrittevoli
Per fortuna, nel mondo dell’editoria ci sono anche autori esordienti ricchi di rare ma preziose virtù.
Fede
L’esordiente che legge molto, scrive tanto e studia ancora di più, è colmo di fede. Sa che non sarà facile emergere, è consapevole che il primo romanzo sarà una mezza schifezza e il secondo pure. È consapevole che dovrà fare gavetta, passando da una micro casa editrice sconosciuta e non distribuita all’altra, prima di farsi conoscere nel settore e nel contempo apprenderne i meccanismi. Partecipa a concorsi per antologie di racconti, si reca alle fiere non armato di sinossi ma di tanta buona volontà. Ha fiducia che il lavoro e la costanza, alla fine, vengano sempre premiati.
Speranza
Dopo aver completato il proprio romanzo, avendo cura che sia il più corretto possibile nella forma e il più coerente possibile nei contenuti, l’esordiente baciato dalla speranza inizia a inviarlo alle case editrici. Le seleziona accuratamente, dopo aver preso visione del catalogo e delle modalità di invio. Si prepara una lista, dove spunta di volta in volta i rifiuti che arrivano in base ai tempi di attesa enunciati sul sito. Non tempesta le redazioni di telefonate, non subissa di mail l’indirizzo info@ fino a farlo scoppiare. Aspetta, e spera. Ma nel frattempo non muore disperato: scrive il romanzo successivo, che in ogni caso sarà migliore del precedente.
Carità
Rari, ma pur sempre vivi e vegeti, sono gli esordienti illuminati dalla vera carità. Sono quelli capaci di distinguere la propria lista della spesa dagli aforismi di Oscar Wilde, che grazie a questa consapevolezza risparmiano l’universo dei lettori, tenendola gelosamente nel proprio cassetto.