Greta Cerretti

Casa Editrice vs Autopubblicazione

La differenza dove sta?

«Insomma, dove sta il valore di pubblicare con una casa editrice piccola: è solo per avere il nome di una CE in copertina

Non è una domanda retorica questa, ma nemmeno una domanda alla quale sia facile rispondere. Questo articolo non è un’apologia del self publishing: chi mi conosce sa bene quanto io sia contraria alle scorciatoie e all’autoreferenzialità. È un articolo che nasce da un sano dubbio, comprovato dai fatti: che differenze ci sono realmente tra self publishing e pubblicare con una piccola CE? 

Negli ultimi anni, Amazon ha mangiato anche questa fetta di mercato, aiutando gli autori ad autopubbicarsi talmente bene che perfino molti piccoli editori hanno iniziato a usare il POD (Print on demand) di Amazon.

Ho provato ad elencare per voi le differenze, tenendo presente che il mondo della piccola editoria è vario e differenziato: spero che grazie a queste riflessioni potrete decidere con consapevolezza se utilizzare il self oppure pubblicare con una casa editrice.

I diritti di sfruttamento dell’opera: la CE li detiene per un periodo di tempo concordato mentre con un il self la proprietà intellettuale dell’opera ti appartiene sempre.

Editing: il self significa niente editing né correzione di bozza, a volte nemmeno servizi di impaginazione; la casa editrice seria svolge un editing accurato e soprattutto gratuito sul tuo testo. Ti affianca un professionista del settore, il quale si confronta con te in modo da apportare le modifiche necessarie a migliorare forma e struttura del romanzo.

Royalty: il self ti garantisce la percentuale (di solito molto alta) su ogni copia venduta; la CE dovrebbe fare altrettanto, sebbene la percentuale sia molto inferiore (dal 7 al 10 per cento circa). Purtroppo, alcune CE fissano un limite economico (es. 200 euro) per riconoscere le royalty all’autore. La conseguenza (o il rischio) è che anche i pochi spiccioli guadagnati con la vendita del romanzo rimangono nelle tasche dell’editore invece di arrivare nelle tasche dell’autore.

Copertina, carta, titolo, quarta e prezzo di copertina: con il self, puoi scegliere tutto tu: la copertina del tuo romanzo, il tipo di carta, il titolo, la quarta e anche a quanto vuoi fissare il prezzo di vendita. Con la CE di solito non hai nessuna di queste chance, anche se non è infrequente che ti venga concessa almeno l’opportunità di proporre una foto o un’immagine di copertina.

Promozione: il self, per definizione, non fa promozione: tutto ricade sulle spalle dell’autore. Il libro è nella vetrina virtuale, e resta lì.  La CE dovrebbe non dovrebbe limitarsi a fare altrettanto, pubblicando semplicemente l’uscita del testo sul proprio sito. Dovrebbe occuparsi di inviare comunicati stampa, richiedere recensioni, aumentarne la visibilità su canali differenti, partecipare alle fiere.

Presentazioni: con il self è l’autore che si attiva per trovare la location delle presentazioni, acquistare le copie in anticipo, rompere l’anima a morte ad amici e parenti sperando di avere la sala piena. Pubblicando con una casa editrice l’autore non dovrebbe preoccuparsi di niente del genere. Sovente invece le CE scrivono sui propri siti che l’autore deve essere anche imprenditore di se stesso: diversamente, il rischio è quello di ammuffire a casa aspettando che l’editore gli comunichi quando ha fissato la data per la sua presentazione. Cosa che potrebbe avvenire… a babbo morto.

Acquisto copie alla stipula del contratto: il self permette all’autore di ordinare il numero di copie del proprio romanzo che gli servono, quando gli servono. Nessuna CE free al 100% chiede all’autore l’acquisto di copie. Tuttavia, può proporre all’autore lo sconto sull’acquisto delle copie del proprio romanzo, il che è un vantaggio se questa proposta di acquisto resta sempre valida per la durata del medesimo. Se, al contrario, reta valida soltanto alla stipula del contratto, qualche dubbio può sorgere.

In conclusione, caro aspirante autore, il mio consiglio è sempre quello di non scegliere l’auto-pubblicazione, ma di cercare una conferma esterna e competente riguardo quello che scrivi. 

Allo stesso tempo, il mio consiglio è di non limitarti alla definizione di editore di cui molti si fregiano sul proprio sito, perché non sempre è sinonimo di competenza e professionalità.

L’editore dovrebbe essere un imprenditore, che vuole fare soldi vendendo i libri (si spera di qualità). Se non c’è editing, distribuzione, promozione, presenza alle fiere…forse non è il caso di chiamarlo editore.

Articolo di Greta Cerretti

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